Manifestazione 5 aprile 2025 - Parliamo di Socialismo

Sfogliando vecchie annate di Rinascita capita di imbattersi in scoperte e riscoperte.
Ci colpisce come una pietra la poesia di Romolo Liberale, giornalista, scrittore, poeta, politico comunista marsicano, particolarmente in questi giorni di stragi e conflitti sempre più sanguinosi.

Il testo originale, in abruzzese, è stato da noi “tradotto” in italiano ma vi raccomandiamo di leggerlo dalla riproduzione fotografica.

Cos’è la pace?

Non sono ingegnere e neanche avvocato,
non faccio lo scrittore,
non sono un letterato.
Io sono uno spaccapietre,
che tutti i giorni, con il tempo brutto o bello,
batte con questo martello.

Ma quando i miei figli mi chiedono:
«Tu che non sei bugiardo,
che sei un buon padre,
dimmi: cos’è la pace?»
io rimango senza parole,
quasi mortificato.

Ma dopo rispondo: «È un tesoro.
La pace, figlio, è fatta
Di canto e di lavoro.
La pace vera è quando
C’è la sicurezza che domani
Potrai mangiare il pane.

La pace è quando tua madre ogni sera
non pensa che domani
dovrà vestirsi di nero:
perché papà sta qua,
a casa, in mezzo a tutte le altre persone,
lavora e sta contento.

La pace vera è quando la mattina,
ovunque nella campagna,
cantano i contadini,
e più nessuno pensa
ai campi di concentramento,
ai bombardamenti.

La pace è quando io che sono italiano,
penso che uno straniero
mi può stringere la mano;
possiamo ridere insieme,
così, da buoni amici, ragionando,
e ci possiamo intendere.

La pace è quando uno ha una casa,
ma senza la paura
che possa essere rasa al suolo.
È quando la famiglia
la sera si riunisce bella e tranquilla
perché nessuno manca.

La pace, figlio, è quando l’osteria
dopo la fatica
si riempie di contadini.
E lì si ragiona
delle cose buone di questa terra
e non dei morti in guerra.

La pace è quando tu che vai a scuola,
impari che la PACE
è la prima parola.
E io che sono tuo padre
non prendo un fucile, figlio bello,
ma prendo questo martello.

E batto e batto sopra questa pietra;
pensando alla famiglia
mi sento un poeta.
E mentre lavoro,
canto di nuovo una canzone che mi piace:
“Questo mondo vuole la pace”».

Romolo Liberale

Giornalista, scrittore, poeta nato a San Benedetto dei Marsi (AQ) il 1º febbraio 1922. Cresciuto nell’ambiente antifascista di San Benedetto dei Marsi grazie alle frequentazioni e alle conversazioni con l’anarchico Francesco De Rubeis e con il rivoluzionario Francesco Ippoliti, (detto “i medichitt”) medico del paese. Anarchico fino alla liberazione e successivamente iscritto al PCI. Bracciante agricolo e apprendista presso la bottega di un fabbro che lo avvia come fonditore in una officina romana. Dopo il servizio militare torna a San Benedetto dove diviene segretario della sezione comunista e consigliere comunale. Inizia a collaborare con il quotidiano l’Unità. In seguito diviene segretario provinciale della Federbraccianti e negli anni successivi diviene segretario della CGIL di Sulmona. Durante le lotte del Fucino del 1950 organizza e guida cortei di manifestanti conoscendo arresti e detenzione in carcere.

Nel 1952 esce il suo primo libro di poesie Ce vo ne munne gnove a cui seguiranno molti altri libri di poesia e saggi. Negli anni a seguire diventa presidente e membro del direttivo nazionale dell’Alleanza contadini e segretario della CGIL di Avezzano. Con la nascita del Consorzio Nazionale Bieticoltori diventa presidente del Consorzio Bieticoltori del Fucino e guida la lotta per i diritti dei contadini durante la quale viene nuovamente arrestato. Consigliere provinciale del PCI per numerose legislature ed anche presidente del comitato pro-Palestina della Marsica. Responsabile stampa del gruppo consigliare regionale del PCI fino al pensionamento. Durante la vita politica ha ricoperto altri diversi incarichi a livello regionale e nazionale.

Una volta in pensione si è dedicato totalmente all’attività culturale occupandosi di critica d’arte, allestimento di mostre per i più importanti pittori italiani ed edizioni di varie cartelle di grafica. Ha collaborato con il teatro Il Lanciavicchio di Avezzano che ha rappresentato alcuni suoi testi. Nella sua vita ha scritto per numerosi quotidiani e riviste nazionali e locali ed in particolare per il quotidiano abruzzese Il Centro. Tra i suoi incarichi quello di direttore della biblioteca comunale di San Benedetto dei Marsi, presidente del centro studi Ignazio Silone di Pescina e socio dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea. Il suo ultimo incarico è stato quello di presidente del Centro Studi Marsicani di Avezzano.

È morto nel 2013.

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