Un fantasma aleggia sul “bel paese”, si chiama SCUOLA DIAZ

Dopo venti anni la Democrazia intesa come l’applicazione di norme e regole che regolano la vita delle persone ancora una volta improvvisamente scompare, viene cancellato tutto e il tutto viene sostituito da altre norme e regole. Genova 21 luglio 2001 –  carcere di Santa Maria Capua Vetere 6 aprile 2020. E’ quanto sta uscendo fuori dall’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Perché nel nostro Stato le regole e norme che regolano la nostra vita, diritti e doveri, sancite dalla Costituzione improvvisamente scompaiono?

Dai giornali si legge che ci sono 52 indagati, arresti, misure cautelari e sospensioni.

Non credo però che i colpevoli siano solo operatori della polizia penitenziaria, ci devono essere soprattutto responsabilità dirigenziali e politiche, non si può pensare che il tutto sia avvenuto di nascosto da soggetti che hanno la responsabilità della gestitone di questo carcere. Se questo fosse vero la situazione sarebbe ancor più grave.

A tal proposito per le opportune valutazioni invito ad andare sul sito di Antigone per capire soprattutto com’è la vita quotidiana dei detenuti e come dovrebbe essere la “rieducazione” in contesto del genere.

Sono contrario e contesto fortemente la gogna mediatica nei confronti di tutti, non solo per questo episodio di una gravità unica ma per ogni evento, e di eventi dove la gogna mediatica è l’unica protagonista ce ne sono tantissimi.

Di quanto è successo in questo carcere riporta terribilmente a Genova 2001 e soprattutto la scuola Diaz, di quella mattanza ancora viva nelle mente di tanti, anche di chi quel giorno voleva far finta di nulla anzi inneggiava a tutta quella violenza gratuita una cicatrice è rimasta, indelebile.

Come è possibile che nel nostro paese improvvisamente la Democrazia scompare viene annullata, chi decide tutto questo?

La Democrazia non è e non dovrebbe essere un interruttore della luce, accendo e spengo a seconda della convenienza e necessità. Stiamo in uno stato di diritto spesso si scrive e forse è anche vero, ma sicuramente c’è ancora tanto lavoro da fare. Prendendo spunto da quanto è successo in questo carcere le riflessioni da fare ne vengono fuori molte a partire dall’istituzione carcere. Sono convinto che il confronto sarebbe acceso ma è proprio di questo che ne dovremo parlare. Serve un’istituzione che lavora in questo modo? La protesta dei detenuti da quanto si legge e dall’intervista fatta a chi quel giorno era testimone oculare e vittima era pacifica, si stava in pieno lock down dove tutti, ancor adesso, aveva paura di infettarsi. In quel periodo si parlava anche, dalle varie interviste, su come intervenire dentro le carceri, quindi la protesta era legittimata dal timore di un eventuale contagio. In quel periodo si contavano a centinaia di morti per covid19 è bene non dimenticare per avere sempre una quadro oggettivo di tutto il contesto. Sono oramai troppe le volte che “qualcuno” in base a un’idea o meglio dire opinione si arroga il diritto di spengere la luce. La vicenda di Stefano Cucchi e della grande battaglia di Ilaria per avere giustizia tiene viva ancora l’attenzione di come la giustizia viene applicata o meglio dire gestita, così come la tremenda vicenda di Federico Aldrovandi.

Affrontare questo problema senza speculazioni ma con determinazione e chiarezza di obbiettivi è garanzia per tutti. Le responsabilità politiche ci sono e sono di quei soggetti che dovrebbero governare, sia di maggioranza che di minoranza, ma al di la delle urla come sempre non esce fuori nulla. Ma di questi non mi aspetto nulla, mi aspetto invece che in un percorso di ricostruzione della sinistra questo argomento diventi fondamentale, la difesa della nostra Costituzione, per far si che la democrazia non venga ami annullata, o spenta.

Foto in evidenza MARCIN CZERNIAWSKI da Pixabay

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