perché la posizione di chi si oppone al green pass ed al vaccino anti covid non ci convince?

Chiariamo che siamo a favore dell’obbligo vaccinale, siamo cioè favorevoli a privilegiare i diritti collettivi rispetto al diritto del singolo, quando quest’ultimo confligga con l’interesse del paese e della sua popolazione.

Siamo anche per l’abolizione o, almeno, la sospensione dei brevetti sui vaccini per allargare la produzione in maniera da consentire di distribuire miliardi di dosi a prezzo di costo, o anche a costo zero a carico degli stati, a tutto il mondo.

Non siamo “anime belle” sappiamo che anche l’apparato scientifico industriale, in quanto tale non in quanto ricercatori, risponde alle logiche del capitalismo e del profitto ed è soggetto ai rapporti di forza attuali che certo non privilegiano una distribuzione mondiale dei vaccini (con la significativa eccezione di Cuba che, come al solito, brilla solitaria come esempio di solidarietà sanitaria).

Non siamo medici (anche se ce n’è qualcuno tra noi), non siamo virologi ne epidemiologi (sono tutti mestieri diversi nonostante la confusione fatta dai vari salotti televisivi), quindi non ci addentriamo in ponderose dispute para scientifiche.

Però capiamo bene (perché qualcuno ce l’ha spiegato) che i vaccini non sono sperimentali, che sono stati sviluppati seguendo il metodo scientifico, che la totalità della comunità scientifica mondiale è convinta della loro importanza nell’affrontare la pandemia e nel contenimento della circolazione del virus tra la popolazione e questo è comprovato dai numeri positivi che stiamo registrando nel nostro paese.

In questo la pensiamo come Errico Malatesta che, nel lontano 1924, scrisse:

«… noi conosciamo dei valenti medici che professano le idee anarchiche; ma essi non parlano di anarchia quando fanno della scienza, o ne parlano solo quando la questione scientifica diventa questione sociale, cioè quando constatano che l’attuale organizzazione sociale inceppa i progressi della medicina ed impedisce che essi siano applicati a beneficio di tutta l’umanità.» (Errico Malatesta, “Pensiero e Volontà”, 1° marzo e 1° maggio 1924. – Citato in “Il buon senso della rivoluzione”, Elèuthera, a cura di Giampietro N. Berti).

Su questo non apriamo neppure la discussione perché (come detto addirittura sin dalla nascita del nostro gruppo) polemiche sui vaccini, sulla rotondità della terra e sul modello copernicano non rientrano nelle discussioni ammesse.

Ciò premesso, ovviamente, pensiamo che il green pass sia persino una misura blanda e timida, tesa a convincere chi è sensibile alla convinzione, ma piuttosto che niente è sempre meglio delle politiche “liberiste” adottate in molti altri paesi che vedono risalire i contagi e i ricoveri (si veda, proprio in questi giorni, il caso Inghilterra, che pure ha raggiunto un discreto successo nella campagna vaccinale ma in cui il “libera tutti” sta facendo risalire tutte le curve).

Si tratta di una posizione non solo di buon senso (che è spesso cattivo consigliere, se si confonde con la pretesa di opinare su fatti di cui non si conoscono i presupposti) ma basata sulla considerazione iniziale: i diritti dei più sono prevalenti sui diritti del singolo.

Questo, per chi “parla di socialismo” e agisce come comunista nel mondo, è un assioma cioè una presa di posizione basilare e irrinunciabile.

In tanto quanto i non vaccinati consentono una maggiore circolazione del virus e hanno una possibilità significativamente maggiore di infettare altri la loro libertà di rifiutare un trattamento sanitario non può considerarsi assoluta perché la loro libertà finisce dove inizia quella degli altri (direbbe un liberale) e dove inizia il diritto della collettività di cui fanno parte a difendersi dall’individualismo (diciamo noi).

Per questo ci stupisce che una certa aliquota di persone di sinistra o che tali si ritengono, abbia levato gli scudi in difesa di coloro che, lavoratori o borghesi che siano, rifiutano il vaccino o anche di sottoporsi ai tamponi ed ottenere il green pass.

La lotta contro il green pass non è lotta di classe, la solidarietà di classe non si manifesta dimostrando sostegno nei confronti di chi non è disposto a sottoporsi a qualche rischio infinitesimale (lo dicono i numeri) per proteggere gli altri e la collettività.

Coloro che hanno deciso di non aderire alla campagna vaccinale e rifiutano il green pass non esprimono un legittimo diritto ma manifestano l’ultima frontiera dell’individualismo piccolo borghese che si identifica in quello zoccolo duro di evasori fiscali, imprenditori che sfruttano i dipendenti e si lamentano del fatto che il Reddito di Cittadinanza non consente di trovare lavoratori disposti ad accettare tre euro lordi l’ora di salario, zoccolo duro che i comunisti combattono, anche quando si esprime o si annida nelle fila del proletariato e tra i lavoratori.

Le minoranze “no green pass” e “no vax”, così rumorose da pretendere di determinare il destino degli altri su vere e proprie false notizie, falsi studi, parole d’ordine inaccettabili e, spesso, non cripto ma apertamente fasciste, sono diventate un fenomeno mediatico anche a causa di un sistema dell’informazione teso al crescere degli ascolti e non alla oggettiva rappresentazione della realtà.

Con questo non vogliamo dire che non si debba tenere conto della estensione di quel movimento (sia pure sopravvalutato) né dell’astensione (anche tant* compagn* hanno scelto di non esprimersi nelle urne perché scontent* della frammentazione della sinistra e non convinti neanche dalla sinistra più istituzionale). Sminuire questi pesanti segnali sarebbe non solo miope ma suicida per tutti, si tratta però non di blandire questo movimento ma di allargarne le contraddizioni sapendo che non tutti sono e saranno disponibili al confronto costruttivo.

In realtà l’opposizione al green pass ci sembra una vera e propria “arma di distrazione di massa” per citare un antico programma di Sabina Guzzanti, distraendo dal fatto che, dall’inizio dell’anno fino alla fine di agosto, ci sono stati 772 morti sul lavoro, dal fatto che la tanto sbandierata “transizione ecologica” si sta rivelando, nei piani del “governo dei migliori”, una politica fatta di più energia (rinnovabile o meno), più inceneritori di rifiuti e meno politiche di riduzione degli stessi, di più consumi e meno riciclo, dal fatto che, unico in area UE/OCSE, i salari medi sono diminuiti rispetto al 1990, dalla considerazione che pochi spiccioli del PNRR saranno destinati alla riduzione del divario sociale, agli investimenti in innovazione vera, in ricerca, alle scuole ed all’università e molto in sussidi per le grandi aziende già sussidiate da tanti anni a vantaggio dei pochi.

Anche lo sciopero generale convocato da USB e Si-Cobas l’11 ottobre, pure su una piattaforma interessante, alla fine si è risolto ed è stato presentato come una mobilitazione “no green pass” e quelle organizzazioni non hanno saputo uscire da questo vicolo cieco individualista.

D’altro canto, l’enorme (per il periodo) manifestazione antifascista di sabato 16 convocata dalla CGIL a seguito dell’ignobile assalto fascista alla sede nazionale del Sindacato, manifestazione cui tanti di noi hanno convintamente partecipato, lascia un po’ l’amaro in bocca perché il sindacato confederale non riesce a convocare una analoga mobilitazione nazionale per fronteggiare le emergenze che abbiamo appena accennato (tante ce ne saranno, oggi inimmaginabili).

Proprio in questo momento, come non mai, si sente la mancanza di quella avanguardia che è stato il movimento dei lavoratori nel nostro paese, attraverso il maggior partito comunista e il più grande sindacato di classe dell’occidente.

Con quella forza, si sarebbe tenuta una campagna di massa in cui il movimento dei lavoratori, il partito, il sindacato avrebbero cercato di coinvolgere tutti nella risposta all’emergenza sanitaria e, sicuramente, se quella forza fosse rimasta non avremmo avuto una sanità pubblica svuotata dai reparti di emergenza.

Non è nostra pretesa ricostruirlo dall’oggi al domani né ci arruoliamo nel novero di semplici “nostalgici” però siamo convinti che, sia pure ridotte in forza e visibilità, le energie dei militanti e dell’elettorato di sinistra siano solo sopite, in attesa di una forza che riesca a mobilitarle e certo la giusta battaglia non è quella contro la scienza e contro le misure di contenimento di un virus che, lo ricordiamo, ha fatto oltre 130.000 morti solo nel nostro paese.

Proprio mentre finivamo di scrivere questo intervento è giunta notizia dello sgombero con cariche del presidio dei portuali di Trieste.

Di quella mobilitazione, ovviamente, pensiamo quanto abbiamo già detto e quasi tutto il male possibile, ciò non toglie che quando dei lavoratori vengono caricati dalle forze dell’ordine, mentre manifestano pacificamente per quello che ritengono un loro diritto, si tratta di una sconfitta della democrazia sostanziale e ci sarebbe piaciuto che con più solerzia fossero stati trattati i fascisti che hanno assalito e devastato la sede della CGIL.

Roberto Del Fiacco

Maurizio Delladio

Roberto Magara

Un pensiero su “Green pass, vaccini e lotta di classe”
  1. Sia chiaro. Ritengo essenziale affrontare anche il tema di quello “zoccolo duro” di cui gran parte dei no green pass fanno parte, delle motivazioni che hanno prodotto questi loro comportamenti. delle assenze di riferimenti culturali che anche la sinistra ha prodotto, delle disaffezioni istituzionali che li hanno provocati. Sono convinto che meritino attenzione, non già per intercettare istanze che non ci sono proprie, ma per comprendere i meccanismi e i metodi attraverso i quali gli attori sono stati assoldati, per capire come persone raramente interessate ai diritti sociali e alle libertà democratiche abbiano improvvisamente individuato in questa operazione mediatica il loro percorso. Mi interessa come può interessarmi il fenomeno dei rivoltosi di Capitol Hill e di come le logiche trumpiane abbiano raccolto tanto consenso. Credo però esistano tempi e priorità per affrontare un argomento e credo che in questo momento sia essenziale la chiarezza di una posizione e di una visione tesa a contrastare la strumentale rilevanza mediatica data ad un argomento che non la merita. Abbiamo scelto un percorso lungo e difficile ed avremo tempo da dedicare ad un approfondimento meno urgente di quanto non sia lo scaricare quest’arma di distrazione di massa.

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