In questi giorni una domanda si rincorre sui media (istintivamente mi verrebbe da completare la frase con “di regime” ma evito, almeno ufficialmente).

A proporla sono sempre giornalisti che inneggiano o hanno inneggiato alle sorti magnifiche e progressive della santa alleanza atlantica e della complementarietà tra Unione Europea e Nato.

Dove sono finiti i pacifisti che riempivano le piazze “solo” diciannove anni fa’, contro la guerra voluta da Bush contro Saddam Hussein? perché non fanno sentire la loro voce contro la guerra voluta da Putin?

Già, dove siamo finiti?

Mauro Biani su La Repubblica (www.maurobiani.it)

Trovo che la domanda sia, quanto meno, ipocrita.

Siamo finiti dove sono finiti tutti i movimenti che volevano cambiare il mondo, che pensavano che un altro mondo fosse non solo possibile ma necessario, siamo stati soffocati da una melassa di informazione in cui ci è stata, via via, negata ogni forma di tribuna. Siamo stati soffocati dalla repressione a senso unico portata non tanto con la violenza ingiustificata, come a Genova nel 2001, ma da quella “narrazione” universale secondo cui la politica interna e internazionale oramai poteva fare a meno della mobilitazione popolare.

Una narrazione universale dicevo che ha invaso tutto e ha scoraggiato molti di noi, me compreso, da continuare a sacrificare parte della nostra vita per ideali che tutti ci hanno fatto apparire sempre più lontani, irraggiungibili e utopistici.

Nella ipocrita domanda che ci pongono i media c’è un sottinteso: i pacifisti non si muovono perché il “cattivo” è Putin e i “buoni” sono l’Ucraina, Pravy Sektor, il battaglione Azov, la NATO.

Non cadrò nella trappola della “excusatio non petita” ma so per certo che per molti di noi, se non tutti, in ogni caso per me, Putin o Zelensky, Russia o Ucraina, dal punto di vista ideale ed etico non sono tanto diversi o non lo erano prima della aggressione Russa, perché se la Russia oggi bombarda Kiev, Mariupol, Odessa, l’Ucraina ha bombardato Doneck e Lugansk, entrambi i contendenti senza alcun riguardo per le vittime tra la popolazione. Entrambi i contendenti rappresentano, ai miei occhi e a quelli di molti fra noi, aspetti dell’imperialismo che abbiamo combattuto per tanti anni.

Per chi, come me, come noi, si richiama al pensiero di Gramsci e dei padri del comunismo, solo i popoli hanno diritti non gli stati e i popoli nella guerra ci rimettono sempre.

Quindi la risposta alla ipocrita domanda dei giornalisti è tutta qui: i pacifisti sono stati annichiliti da vent’anni e più di repressione culturale, di esaltazione atlantista, liberista ma non libertaria, senza un partito che li rappresenti in parlamento, senza una tribuna, senza una organizzazione se non pochi centri culturali e sociali.

Domani, sabato 26, alle 10,30 di mattina si terrà una manifestazione a Roma a Piazza Santi Apostoli che spero sarà partecipata perché la voglia di pace è ancora forte tra le persone, quindi occorre riprendere l’esortazione Gramsciana: “Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente  all’opera, ricominciando dall’inizio“, sperando che gli imperialisti ci diano il tempo.

Crediti

Foto di copertina Brigitte is happy … about coffee time :)) da Pixabay

Vignetta Mauro Biani da Repubblica (licenza di utilizzo a scopo non commerciale – www.maurobiani.it )

Di Roberto Del Fiacco

Libero professionista, consulente tributario, esperto nell'economia dei servizi comunali di raccolta rifiuti. Si illude di essere ancora iscritto al Partito Comunista Italiano e alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (quelli veri). E' nato e morirà comunista

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