Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall’oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l’esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata… tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto.

George Orwell, 1984

Ieri il nuovo ministro dell’Istruzione e merito, Prof. Giuseppe Valditara, ha indirizzato agli studenti italiani, per il tramite dei dirigenti scolastici una circolare (Prot. m_pi.AOOGABMI.REGISTRO UFFICIALE(U).0094096.08-11-2022) nell’intento di invitarli a celebrare, oggi 9 novembre, il “giorno della libertà”.

Singolarmente il giorno scelto in quella Legge per la celebrazione della caduta del muro di Berlino coincide con la Giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo proclamata dalle Nazioni Unite per commemorare la Notte dei Cristalli, francamente non so quale delle due ricorrenze sia stata dichiarata prima (la legge che istituisce il giorno della libertà è del 2005, presidente del consiglio Berlusconi, guardasigilli Castelli).

Certo sarebbe indicativo (e non mi stupirebbe per nulla) se uno dei governi con esponenti post fascisti avesse voluto obliare la giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo con una giornata della libertà, tutta dedicata, nelle loro intenzioni, alla celebrazione dell’anticomunismo. Ma non è questo il discorso che volevo fare e mi accorgo di aver divagato.

I lettori più avvezzi alla letteratura anglosassone avranno capito, sin dal titolo, dove voglio andare a parare, il Ministro, in realtà, si comporta come il ministro della verità di orwelliana memoria (quello che riscrive la storia in 1984).

Riporto la lettera per completezza, sperando che non generi nei lettori gli stessi conati che ho provato io (reduce dal COVID), ma solo una razionale ripulsa.

Spett.li Dirigenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, 

domani 9 novembre 2022 si celebra il “giorno della libertà”, in ricordo dell’abbattimento del muro di Berlino, istituita con Legge 15 aprile 2005, n. 61. In questa importante occasione di ripensamento della storia, ho ritenuto di scrivere la lettera indirizzata agli studenti della scuola italiana, che trovate di seguito. 

Colgo l’occasione per salutare ciascuno di Voi e tutto il personale delle vostre scuole, che con fatica svolge l’arduo compito educativo di istruzione e formazione. 

Care ragazze e cari ragazzi, 

la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente. 

Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della Rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia». 

Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa. 

Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile. 

Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la “Giornata della libertà”. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere.” 

Prof. Giuseppe Valditara” 

Come si vede, il neoministro alla verità raffazzona una serie di banalità e falsità tipiche dell’armamentario revisionista e sicuramente non nuove, probabilmente anche per incapacità che ad essere originali costa fatica e occorre essere attrezzati, anche nel male ci vuole genio.

Quello che indigna, e penso sia la prima volta che succede, è che queste falsità dovrebbero essere lette dagli insegnati nelle classi. Io spero che, forti dell’autonomia scolastica e della libertà di insegnamento, i docenti abbiano usato un “buco della memoria” (non sapete cosa sia? rileggete Orwell che fa bene) per questo pezzo di burocratica neo lingua (idem). Oppure e meglio abbiano letto il documento insieme agli studenti criticandone la sciatteria e la volontà meramente propagandistica.

Per quanto mi riguarda mi riporto integralmente alle parole che oggi Gianfranco Pagliarulo (Presidente dell’ANPI) ha rilasciato a Daniela Preziosi sulle pagine di “Domani”:

INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL’ANPI, L’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI
Pagliarulo: «La lettera di Valditara? Un manifesto anticomunista di destra»
DANIELA PREZIOSI DOMANI
• «Oggi è anche la giornata dell’Onu contro il fascismo e l’antisemitismo, in ricordo della Notte dei Cristalli. Il ministro nella la ricorda, dà la misura delle sue rimozioni e della sua tendenziosità. Che propone agli studenti».
• «Non convince l’invettiva contro il comunismo come “la via verso il paradiso in terra che si lastrica di milioni di cadaveri”. È come se si dicesse che la via del liberalismo è lastricata dai cadaveri dei paesi colonizzati e delle guerre imperialiste».
• «Del governo preoccupano i silenzi sulla Resistenza, e sulla Marcia su Roma. Il passo successivo è la rilegittimazione del fascismo. L’Anpi ha chiesto incontri ufficiali a quattro ministri. Per ora, nessuna risposta. Ma attendiamo senza pregiudizi».


D. Gianfranco Pagliarulo ( presidente Anpi), il ministro dell’Istruzione Valditara ha inviato una lettera agli studenti sulla giornata della libertà, istituita per legge nel giorno della Caduta del muro di Berlino. Li invita a riflettere sull’incubo in cui si traduce l’utopia del comunismo. Nel resto del mondo oggi si celebra la Giornata contro il fascismo e l’antisemitismo, in ricordo della Notte dei cristalli, del 1938, il pogrom nazista condotto in Austria, Germania e Cecoslovacchia contro gli ebrei. Crede di sia una qualche rimozione da parte dell’esponente del governo?
R. Con tutto il rispetto per il ministro, direi francamente che la lettera è faziosa, perché non c’è una rimozione, ci sono tante rimozioni. La più clamorosa: si rimuove, come lei ricorda, il fatto che il 9 novembre è la giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo proclamata dalle Nazioni unite. Aggiungo che non convince l’invettiva contro il comunismo. Il comunismo – scrive il ministro – come «la via verso il paradiso in terra che si lastrica di milioni di cadaveri».
È come se io dicessi, per esempio, che la via del liberalismo, e più in generale, del capitalismo, è lastricata da milioni di cadaveri. Dei Paesi colonizzati. Delle guerre imperialiste. Dei morti sul lavoro. Per non parlare, appunto, dei nazisti e dei fascisti, come se non ci fosse mai stata la Shoah e la Seconda guerra mondiale. Le parole del ministro sono un modo scorretto e unilaterale per affrontare errori ed orrori del cosiddetto socialismo reale, che ci sono stati e meriterebbero ben altra e più obiettiva e imparziale riflessione. Si ignora inoltre, visto che il professor Valditara è ministro della Repubblica italiana, il ruolo determinante nel Pci nella Resistenza, nella conquista della democrazia, nella stesura della Costituzione, nella ricostruzione di un Paese semidistrutto dalla guerra nazifascista. Inoltre si deborda dalla legge che non parla di comunismo, ma di totalitarismo.
Più in generale si dimentica il contributo di sangue che i comunisti di tutta Europa hanno versato per liberare i popoli dal nazifascismo. Infine ricordo che la Costituzione è dichiaratamente antifascista e non anticomunista, come il ministro. Questa lettera è soltanto un dotto manifesto anticomunista di estrema destra, una vecchia cosa, un armamentario del revisionismo storico. Ma ciò che preoccupa maggiormente è la lettera in sé, perché diventa elemento formativo verso gli studenti. Nella misura delle sue rimozioni e della sua tendenziosità, diventa elemento de-formativo
.
D. Perché secondo lei?
R. Perché queste rimozioni? Bisognerebbe chiederlo a lui. Forse parla la sua biografia politica.
Un presidente della Camera che non festeggia il 25 aprile se non a certe condizioni, una presidente del Consiglio che non riesce a nominare la Resistenza e parla dell’antifascismo come una lotta fra fazioni degli anno 70, qual è secondo lei il rapporto della destra di governo con le origini antifasciste della nostra Repubblica?

Colpisce la rilettura dei fatti degli anni 70. Come se le stragi fasciste coperte dai servizi – Piazza Fontana, Brescia, l’Italicus, tante altre – non fossero mai esistite. C’è una presa di distanza dalle origini antifasciste della Repubblica, alla volte implicita, altre volte manifesta. auzione, che non è antifascista solo per la XXII Disposizione finale, ma perché l’intera sua impalcatura modella una società e uno Stato che sono l’opposto della società e dello Stato fascista.
Va da sé il possibile passo successivo: la formale rilegittimazione del fascismo, che peraltro da tempo è in corso nelle dichiarazioni e nei comportamenti di tanti personaggi di estrema destra. Per dirla in breve, è nella natura dell’Anpi non giudicare i governi dalla loro composizione, ma dai comportamenti e dai fatti. Per questo, ascoltando il primo discorso della presidente del Consiglio, ci siamo limitati ad esprimere preoccupazione per una serie di passaggi. Per questo, invece, abbiamo espresso allarme davanti al primo atto concreto, il decreto cosiddetto anti-rave.
Aggiungo le intollerabili parole, forse dal sen fuggite, del ministro dell’Interno sui migranti non sbarcati, “carico residuale”. Ed ora questa lettera. È come se ci trovassimo di fronte non a rappresentanti delle istituzioni democratiche ma a rappresentanti di partito.

D. Il governo, o il maggiore partito di governo, vi ha contattati? Avete un rapporto diretto?
R. Abbiamo inviato quattro lettere con la richiesta di altrettanti incontri: al ministro dell’Interno, della Difesa, della Cultura ed anche al professor Valditara, il ministro dell’Istruzione. Per ora, nessuna risposta. Ma attendiamo senza pregiudizi.
D. I grandi media internazionali definiscono, al meglio, Meloni e il suo governo “post fascista”. E’ una definizione che la convince?
R. Tutto sommato sì, perché da un lato corrisponde a verità, quantomeno per alcune personalità del governo e delle istituzioni. Negare che siano stati fascisti vuol dire negare l’evidenza. Dall’altro propone la domanda che ci poniamo tutti: questo governo prenderà o no le distanze non solo dal fascismo, ma da quella visione del mondo, per esempio la società gerarchica, l’aggressività verso lo straniero, il nemico interno, il dirigismo autoritario? I primi segnali non sono incoraggianti.
Si aspettava qualche parola il giorno della Marcia su Roma? È un’occasione mancata?
È la prima cosa che abbiamo chiesto al nuovo governo. Si dice che le parole sono pietre. Ma in alcuni casi i silenzi sono ancora più pesanti. È vero, è un’occasione mancata per smarcarsi da una storia ingombrante e non cancellabile. Forse il silenzio è stato un prezzo da pagare per l’ala propriamente fascista che c’è – non nascondiamocelo – in Fratelli d’Italia.

Francamente non c’è altro da aggiungere se non, da parte mia, un invito a vigilare sempre senza lasciare alcuno spazio alle falsificazioni, alle riscritture, al bispensiero.

Io continuerò a ricordare, devotamente, la memoria degli innocenti che morirono per mano nazi-fascista nei pogrom e nelle persecuzioni antisemite, a partire dalla Notte dei cristalli per finire con la liberazione di Auschwitz, capisco che questo al ministro della verità faccia venire l’orticaria viste le premesse, ne sono oltremodo felice.

Di Roberto Del Fiacco

Libero professionista, consulente tributario, esperto nell'economia dei servizi comunali di raccolta rifiuti. Si illude di essere ancora iscritto al Partito Comunista Italiano e alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (quelli veri). E' nato e morirà comunista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *