Angela Davis, black Communist jailed for more than a year on murder-conspiracy charges resulting from San Rafael courthouse slaying of a judge and three others, lights a cigarette as she talks during an exclusive interview with Associated Press reporters Edith Lederer and Jeannine Yoemans in tiny green interview room at Santa Clara County jail at Palo Alto, Dec. 27, 1971. (AP Photo/Sal Veder)

di Lelio La Porta

Oggi, 25 maggio, ricorre il centesimo anniversario della nascita di Enrico Berlinguer (1922-2022). Per ricordare la sua figura e, specialmente, il suo impegno di comunista a livello nazionale ed internazionale, viene pubblicato uno scambio di lettere che ebbe, fra la fine del 1970 e l’inizio del 1971, con il filosofo marxista ungherese György Lukács. Si trattava di epistole (Lukács scriveva sullo stesso tema anche ad Ernst Bloch) sulla questione di Angela Davis, assistente di Marcuse, che, nel 1968, aveva aderito al Partito Comunista statunitense. La Davis venne accusata di aver procurato le armi usate nel corso della vicenda dei “Fratelli di Soledad”, il cui tentativo di liberazione armata si era concluso in maniera tragica con la morte anche del giudice Haley, che era stato sequestrato. Condannata e processata, fu poi assolta con formula piena nel 1972.

Le lettere qui proposte sono cinque: rispettivamente tre del filosofo e due del politico italiano. La prima lettera era in originale tedesco; le altre quattro erano in francese. Tutte inedite all’epoca, furono pubblicate, insieme a quelle a Bloch e di Bloch, sulla rivista bimestrale «Critica marxista», n. 5, anno 1988 con il titolo Carteggio su Angela Davis di Lukács, Bloch, Berlinguer. Sono di nuovo comparse sulla pubblicazione online «Filosofia in movimento» e, in ultimo, lo scorso anno, in Appendice al volume Lukács chi? Dicono di lui, edito da Bordeaux e da me curato.

Curai e tradussi il carteggio (la traduzione è stata rivista per questa occasione), incontrando, quando richiesi i materiali per la lettura, qualche resistenza da parte del direttore dell’Archivio Lukács, prof. László Sziklai, e il netto rifiuto a qualsiasi possibile pubblicazione del carteggio. È pur vero che l’Ungheria fra gli allora Paesi del cosiddetto socialismo realizzato era il meno autoritario, però, come dire, retaggi di “stalinismo”, o di come lo si vuole definire, permanevano. Per questo, reso edotto della situazione da un incontro con me (ottenuto grazie all’interessamento dei compagni De Montis e Magara, che lavoravano presso la direzione del Pci, che, ancora a tanti anni di distanza, ringrazio fraternamente), intervenne l’allora responsabile culturale della Segreteria del PCI, Adalberto Minucci, che, presa visione delle lettere, fece i necessari passi presso l’Archivio affinché ne fosse autorizzata la pubblicazione in Italia.

Il carteggio vide la luce anche grazie all’intervento del Prof. Aldo Zanardo, all’epoca direttore di «Critica marxista» (che dirige ancora insieme ad Aldo Tortorella), che lesse lo scambio epistolare ritenendolo meritevole di pubblicazione.

Fin qui la storia delle vicende che portarono alla pubblicazione. Ora i contenuti. Si tratta di uno scambio epistolare in cui la politica è centrale. La politica come lotta e come impegno. Alla politica si uniscono uno slancio etico e un vigore morale che si trasformano in prassi ponendo al centro dell’azione «il valore sempre preminente che ha e deve avere per un movimento rivoluzionario (…) la battaglia politica immediata»1. Ed è viva in Lukács, anziano (morirà proprio a giugno del 1971, pochi mesi dopo la chiusura del carteggio sulla questione della Davis) ma non per questo meno autorevolmente presente alle vicende del suo tempo, la stessa identica determinazione del 1919 (Tattica e etica) quando scriveva che «l’etica si volge al singolo e come conseguenza necessaria di questa angolatura prospetta alla coscienza morale individuale e alla coscienza della responsabilità il postulato che egli debba agire come se dalla sua azione o dalla sua inazione dipendesse il mutamento del destino del mondo…»2. E sembra quasi rispondergli Berlinguer: «Il riscatto e la liberazione dei giovani – degli uomini – presuppone un impegno individuale, della singola persona, il rispetto delle sue propensioni e vocazioni, delle sue specifiche preferenze e aspirazioni personali nei vari campi: ma si realizza pienamente e duraturamente solo attraverso uno sforzo collettivo, un’opera corale, una lotta comune. Insomma ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno. E qui si tocca la dimensione sociale e politica dell’azione delle masse»3.

Ma le consonanze fra il filosofo ungherese e colui che sarebbe diventato il Segretario del più forte Partito comunista in Occidente non si fermano qui; ancora, come compimento dell’impegno e della passione politica, la solidarietà, la lotta contro «quella idea base del capitalismo, che è (…) l’individualismo»4, secondo l’espressione berlingueriana; in sostanza le idee-guida di quella che il filosofo marxista, che nella lettera 3 aveva scritto di essere lieto di «partecipare ad un’azione comune con il vostro partito, nei confronti del quale nutro una simpatia che viene da lontano», aveva definito “la democrazia della vita quotidiana” in uno scritto del 1968 nel quale, partendo dalla critica dell’intervento delle truppe del Patto di Varsavia a Praga, rifletteva sul rapporto democrazia-socialismo5.

Si può affermare che le motivazioni che spingono Lukács e Berlinguer ad un impegno così intenso per Angela Davis possano essere ricondotte a Gramsci: «può parlarsi di “passione politica” come di impulso immediato all’azione che nasce sul terreno “permanente e organico” della vita economica, ma lo supera, facendo entrare in gioco sentimenti e aspirazioni nella cui atmosfera incandescente lo stesso calcolo della vita umana individuale ubbidisce a leggi diverse da quelle del tornaconto individuale ecc.»6

Comunque, al di là degli aspetti filologici ed ermeneutici, resta un dato di fatto che rappresenta il sostrato etico della battaglia politica, culturale ed intellettuale di Lukács, Gramsci e Berlinguer: l’identità comunista, richiamarsi alla quale non è pratica giurassica, bensì completa e totale adesione al campo che riconosce nella democrazia che tende al socialismo un valore universale.

Lettera 1

Budapest, 21 dicembre 1970

Caro compagno Berlinguer,

mi rivolgo a lei per la questione di Angela Davis. Ho già dato inizio ad un’intensa azione fra gli intellettuali europei, un appello dei quali farò pervenire quanto prima alla stampa occidentale7. Riguardo a questa questione ho consultato il compagno Aptheker8 che, seppure in forma personale, ha comunque scritto in nome della direzione del Partito americano quanto sto per sintetizzare. La forma non ufficiale della lettera e, quindi, la sua forma di lettera privata è giustificata dalla condizione di semilegalità in cui opera il Partito statunitense. In primis i compagni americani desiderano che – in specie in Europa occidentale – si creino, e non soltanto da parte dei comunisti, delegazioni che si rechino presso le Ambasciate statunitensi e protestino contro i preparativi di questo assassinio giudiziario. Vorrebbero inoltre che le delegazioni internazionali siano formate da intellettuali che si rechino in California durante il processo e ne forniscano un’informazione oggettiva agli europei e, eventualmente, ne parlino in assemblee di massa. Come privato cittadino, pur essendomi consultato su questo con i compagni dirigenti ungheresi, mi sento di propormi in qualità di mediatore, nell’angosciosa situazione in cui versa il Partito statunitense. La preghiera che ci giunge dai compagni statunitensi è quella di analizzare il problema e fare quanto è nelle nostre possibilità. Vi sarò grato quando vorrete informarmi di una vostra iniziativa in maniera tale che io possa – seppure in maniera indiretta – metterne al corrente il compagno Aptheker.

Con saluti comunisti, vostro

Lukács.

P.S. Con una lettera simile ho informato il compagno Duclos9.

Lettera 2

Roma, 13 gennaio 1971

Caro compagno Lukács,

vi ringrazio della vostra lettera sulla questione di Angela Davis. Abbiamo già pubblicato il vostro appello per salvarla ed ottenerne la libertà10. Siamo completamente d’accordo per prendere le iniziative che voi indicate, in particolare quella di delegazioni qualificate presso l’Ambasciata americana così come presso altre organizzazioni degli USA. In Italia abbiamo già preso diverse iniziative insieme con altre forze democratiche e vi invio in allegato una nota a tal proposito11. Vi daremo informazioni precise sullo sviluppo di questa campagna a favore di Angela Davis a mano a mano che si realizzerà.

Vogliate ricevere, caro compagno, i miei più fraterni saluti

Enrico Berlinguer.

Lettera 3

Budapest, 29 gennaio 1971

Caro compagno Berlinguer,

vi ringrazio per la vostra lettera gentile e fraterna. Ero convinto che avreste fatto tutto il possibile per la questione di Angela Davis e vi ringrazio particolarmente per la pubblicazione del mio intervento su «l’Unità». Ciò che maggiormente mi fa piacere è aver potuto partecipare ad un’azione comune con il vostro partito, nei confronti del quale nutro una simpatia che viene da lontano. Vi informo che la prima fase del lavoro di organizzazione è terminata, nonostante la lotta per la Davis sia ben lontana dalla conclusione: ho inviato la richiesta al professor Günther Anders12 (…), un socialista determinato ad assumersi la responsabilità degli ulteriori lavori organizzativi. Ho preso questa decisione per ragioni d’età e difficoltà tecniche. Questo non significa che io mi ritiri. Da una parte ho informato il compagno Aptheker che nel caso la difesa di Angela Davis o la lotta per lei lo rendesse necessario, sono pronto a organizzare – con l’offerta di una cifra consistente – delle sottoscrizioni a suo favore. Se ce ne sarà bisogno vi prego di dare nuovamente spazio alla mia iniziativa sul vostro giornale. D’altronde ho in progetto di favorire la pubblicazione delle opere di Angela Davis (…) e – eventualmente – potrei scriverne la prefazione. In questo caso vi prego di intervenire presso gli Editori Riuniti per la possibilità di pubblicazione. Vi prego di informarmi su ogni problema che dovesse sorgere nel frattempo e che dovesse, perciò, rendere necessario il mio appoggio o la mia partecipazione. Sono pronto a fare tutto il possibile per questa causa.

Vogliate ricevere, caro compagno, i miei fraterni saluti

Lukács.

Lettera 4

Roma, 9 febbraio 1971

Caro compagno Lukács,

vi ringrazio della vostra lettera del 29 gennaio.

Permettetemi, innanzitutto, di congratularmi con voi per l’attività che svolgete e per l’aiuto che date, con la vostra partecipazione, alla nostra lotta internazionalista. Saremmo molto felici di poter pubblicare un libro con gli articoli e gli scritti di Angela Davis, con una vostra prefazione, e di ricevere le vostre impressioni e suggestioni sullo sviluppo di questa campagna.

Ricevete, caro compagno Lukács, i miei saluti

Enrico Berlinguer.

Lettera 5

Budapest, 21 febbraio 1971

Caro compagno Berlinguer,

sono di nuovo a scrivervi per l’affare Davis. In primis, grazie per il vostro vigoroso aiuto; gli Editori Riuniti hanno già segnalato di essere disposti a pubblicare gli scritti della Davis13. A questo proposito ho telegrafato al compagno Aptheker che si metterà in contatto direttamente con l’editore.

Il compagno Aptheker mi ha informato che le notevoli spese del processo (l’eventuale appello e le azioni di protesta a parte) impongono di far scattare una campagna per la raccolta di denaro. Ho assunto personalmente l’iniziativa e offro 2.000 dollari, e chiamo gli intellettuali europei ad associarsi a questa azione. A questo proposito vi chiedo di provvedere a due cose: la prima, la pubblicazione su «l’Unità» dell’appello che allego alla presente14. La seconda, invitare i comunisti italiani a sostenere questa azione versando, ciascuno secondo le proprie possibilità, delle somme di denaro.

Vi ringrazio da subito e vi invio i miei saluti fraterni

Lukács.


note

1 E. Berlinguer, La questione comunista, Editori Riuniti, Roma 1975, p. 100.

2 G. Lukács, Scritti politici giovanili 1919-1928, introduzione di P. Manganaro, Laterza, Bari 1972, pp. 10-11.

3 Intervista di Berlinguer a Moby Dick, mensile della Fgci siciliana (giugno 1981) in Conversazioni con Berlinguer, a cura di A. Tatò, Editori Riuniti, Roma, 1985, p. 245.

4 Intervista pubblicata con il titolo Prospettiva di trasformazione e specificità comunista in Italia, in «Critica marxista», n. 2/1981; col titolo La nostra diversità in Conversazioni con Berlinguer, cit., p. 232 e col titolo La diversità del Pci in E. Berlinguer, Un’altra idea del mondo. Antologia 1969-1984, a cura di P. Ciofi e G. Liguori, Editori Riuniti university press, Roma, 2014, p. 228.

5 G. Lukács, L’uomo e la democrazia, a cura di A. Scarponi, Lucarini, Roma, 1987.

6 A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino 1975: Quaderno 8, § 132, p. 1022.

7 L’appello fu pubblicato su «l’Unità» il 12 gennaio 1971. Fra gli intellettuali firmatari di tutta Europa, a cui si sommava un migliaio di studenti universitari, comparivano due italiani: Elsa Morante e Nelo Risi.

8 Herbert Aptheker (1915-2003) fu redattore di Political Affairs e segretario del Partito comunista degli USA dal 1953 al 1963. Dal 1964 diresse l’American Institute for Marxist Studies. Si interessò in particolare della situazione dei neri negli USA.

9 Jacques Duclos (1896-1975), iscritto al Pcf dal 1921, nel 1931 assunse la Segreteria dell’Ufficio politico del Partito. Dal 1936 al 1939 fu vicepresidente della Camera. Fu uno dei promotori del Fronte popolare e poi della Resistenza. Tornato in Parlamento nel 1945, eletto senatore nel 1959 ricopre la carica, divenendo Presidente del gruppo comunista, fino alla morte.

10 Cfr. nota 7.

11 Nell’allegato Berlinguer fa riferimento ad una serie di iniziative in favore di Angela Davis. Fra queste un appello di intellettuali con 17.000 firme “qualificate”, un comitato costituito da diverse organizzazioni giovanili di Partiti o associazionistiche, la notizia di un meeting organizzato a Roma e quella di una tavola rotonda presso la Casa della Cultura fissata per il 4 febbraio.

12 Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern) nacque a Breslavia nel 1902. Laureatosi in filosofia nel 1923, emigrò per ragioni razziali nel 1933, prima a Parigi e poi negli USA. Fu fra i promotori del movimento internazionale contro la bomba atomica e tra gli oppositori della guerra in Vietnam. Morì nel 1992. È stato il primo marito di Hannah Arendt e ricorda la loro storia d’amore in La Battaglia delle ciliegie. La mia storia d’amore con Hannah Arendt (Donzelli, Roma 2012).

13 A. Davis, La rivolta nera, Editori Riuniti, Roma 1972. Si tratta del libro proposto da Lukács a Berlinguer nella lettera del 29 gennaio 1971 e la cui pubblicazione fu sostenuta dal dirigente comunista italiano nella risposta del 9 febbraio 1971 al filosofo ungherese. Nel libro compare l’appello di Lukács uscito su «l’Unità» il 12 gennaio 1971. Dallo scambio epistolare fra il filosofo e il politico italiano si sa che il primo si era proposto per scrivere la Prefazione ma va ricordato che scomparve il 4 giugno 1971 per cui l’editore, suppongo, dovette ripiegare sulla pubblicazione dell’appello.

14 L’appello di Lukács per la raccolta di fondi destinati alla difesa della Davis fu pubblicato su «l’Unità» del 28 febbraio 1971.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *