Lo scontro armato e civile fra Prigozhin e Putin è stato un modo del manifestarsi di contrasti e contraddizioni interne agli equilibri di potere dell’autocrazia russa. I due personaggi, espressione di un’oligarchia capitalistica e feudale dominata dagli oligarchi e di costumi che vengono da lontano e dal profondo della storia russa, zarista e nazionalista, li ho sempre detestati proprio per la loro cultura e per la tradizione da “Santa Madre Russia” ortodossa e imperialista che incarnano. Pur guardando con realismo alla guerra in Ucraina e alla necessità di trattare anche con uno come Putin la pace.

È un mondo quello rappresentato da Putin e Prigozhin contro cui si levò, dopo quella di febbraio la Rivoluzione d’ottobre di Lenin nel 1917, e che abbatté con gli operai e i soldati-contadini riuniti nei soviet. Poi anche quella rottura rivoluzionaria con gli anni fu in qualche modo prima deviata, per poi essere riavvolta dalla tradizione grande russa. Il punto culminante di questo ritorno fu la caduta dell’Urss rimasta sostanzialmente staliniana, del riformatore Gorbaciov e del Pcus.

Perché le cose nel “socialismo realizzato” siano andate a finire in questo modo, con il ritorno a tutto tondo della vecchia tradizione zarista, clericale-ortodossa, nazionalista, retrograda, machista e omofoba, è cosa su cui esercitare permanentemente la riflessione storica critica. Guardando a tutti i fattori, interni ed esterni alla Russia, che indussero a questa involuzione. Un’involuzione, altresì, graduale, che fu protagonista comunque della guerra vittoriosa contro il nazifascismo ma che, tuttavia, produsse un regime che contraddiceva profondamente gli ideali e i valori libertari e di libertà che avevano mosso la Rivoluzione d’ottobre che non a caso influenzò materialmente nel corso del Novecento le lotte del movimento operaio occidentale e quelle antimperialiste e anticolonialiste in tutto il mondo. Separando sempre più il mito rivoluzionario dalla realtà effettiva.

Tuttavia, non deve sorprendere che Putin chiamando la guerra contro il tradimento interno di Prigozhin abbia detto che “Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. La guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli”.

Una visione della storia risibile e analfabeta, per non dire di peggio.

Fin dall’inizio Putin, pur provenendo dal Kgb di impronta staliniana, o forse proprio per questo, ha sempre considerato Lenin e i bolscevichi la causa di tutti i mali della “Santa Madre Russia”. Ai tempi della Rivoluzione del ’17 si sarebbe arruolato volontario tra le armate bianche di Wrangel, Denikin, Kolciak, Judenic ecc. sostenute dall’intervento di ben 14 stati stranieri. O magari in quella del cosacco Kornilov che nell’agosto del ’17, nominato da Kerenskij comandante in capo dell’esercito russo, cercò, con una marcia militare golpista su la Pietrogrado rivoluzionaria, di strangolarla reprimendo nel sangue la sua guarnigione rivoluzionaria e i soviet.

Stando a quel che dice, si suppone che Putin non l’abbia fatto solo perché è nato molto dopo.

Immagine di apertura: “Bandiera dell’unione tra lo Zar e il popolo del 1914”, fonte Wikipedia, licenza CC BY-SA 3.0, immagine adattata per ragioni tecniche

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