Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo

Nei giorni scorsi il Presidente Mattarella ha celebrato il 4 novembre. Giornata delle Forze Armate che trae origine dalla vittoria dell’Italia nella Grande guerra o anche detta Prima guerra mondiale.

Quella “inutile strage” come la chiamò Papa Benedetto XV – Lenin la definì uno “scontro tra briganti imperialisti”- la vincemmo grazie all’eroismo dei nostri fanti contadini che di quella guerra avrebbero volentieri fatto a meno e che nelle trincee sopportarono di tutto, anche l’incapacità dell’alto comando di Cadorna che a centinaia di migliaia li mandò a morire spesso inutilmente.

La pagammo cara quella vittoria con vent’anni di dittatura fascista che ci portò nella catastrofe della Seconda guerra mondiale perduta rovinosamente insieme alla Germania di Hitler di cui Mussolini era stato vassallo acquiescente in ogni ignominia, innanzitutto dell’Olocausto degli ebrei.

Ci riscattammo moralmente da quell’abisso grazie alla Resistenza e alla Guerra di liberazione nazionale contro fascisti e nazisti tedeschi che fecero dell’Italia una Repubblica e la dotarono di una Costituzione democratica e antifascista.

Se si guarda al mondo di oggi non si sfugge all’impressione che per certi versi si sia tornati all’epoca precedente la Grande guerra dominata dai nazionalismi imperialistici – oggi mascherati spesso sotto l’involucro degli integralismi religiosi – e dalle mire di dominio di grandi e piccole potenze. Dove anche le giuste istanze di giustizia avanzate da stati e nazioni per un mondo multipolare e multilaterale non sempre sono facilmente separabili da interessi di dominio nazionalistico.

Solo che allora in campo c’era anche il movimento operaio rappresentato dall’Internazionale socialista.

Vero è che di fronte alla guerra l’Internazionale socialista fallì risucchiata dal travolgente nazionalismo, mancando alla sua solenne promessa di due anni prima di scatenare lo sciopero generale contro la guerra. Tant’è che Rosa Luxemburg definì un “fetido cadavere” la socialdemocrazia tedesca che aveva votato il 4 agosto 1914 i crediti di guerra e che dell’Internazionale socialista era il partito più forte e prestigioso.

Poi, nonostante le divisioni nel movimento operaio europeo fra la seconda Internazionale, l’Internazionale 2 e mezzo, di ispirazione socialiste, e il Comintern comunista scaturito dalla Rivoluzione d’Ottobre, che favorirono non poco l’avvento del fascismo in Italia e del nazismo in Germania e la débâcle rinnovatasi, anche se in termini diversi, di fronte al secondo conflitto mondiale, il suddetto movimento operaio rimase un protagonista della scena internazionale divenendo un fattore importante per la vittoria della democrazia e della libertà contro il nazifascismo.

Oggi l’assenza di un punto di vista internazionalista è totale. Non solo del movimento operaio di origine socialista ma anche delle moderne sinistre progressiste.

Per curiosità ho cercato di capire la posizione dell’Internazionale socialista sul conflitto israelo – palestinese visitandone il sito web. L’ultimo comunicato, firmato da Pedro Sanchez che è Presidente dell’Internazionale, di cui fanno parte circa 150 partiti sparsi in tutto il mondo, è del 14 ottobre. Si condanna Hamas, s’invita Israele a rispettare i civili palestinesi di Gaza e si ripropongono i due stati. Dopo, più nulla.

Poi c’è il sito di Alleanza progressista, organizzazione creata nel 2023 per superare l’Internazionale socialista ed essere più coerente sul piano delle adesioni di organizzazioni non solo di origine socialista ma democratica nel mondo. Nata nel 2013 ne fanno parte 118 partiti e 28 organizzazioni associate. Qui il buio è pesto. Per non parlare del Partito del socialismo europeo che il 10 e 11 novembre ha svolto il suo Congresso a Malaga dove nell’ordine del giorno non c’è il problema della pace. Né ho trovato alcuna dichiarazione ufficiale sul conflitto in corso in Palestina. Un Congresso quasi clandestino di un ente che raccoglie 32 in Europa 32 partiti, 14 associati e 13 osservatori e che dovrebbe dare il la al socialismo europeo. Ma staremo a vedere le sue deliberazioni.

Il fatto è che manca del tutto un’elaborazione di un proprio punto di vista, e un’azione conseguente, della sinistra mondiale moderna e dei progressisti del mondo attuale, dei suoi conflitti, contrasti e guerre fondato su tre esigenze: la pace, la cooperazione internazionale e la solidarietà con chi lotta per liberarsi da ogni tirannide, oppressione neocoloniale o soltanto nazionalistica e religioso-integralista.

Il risultato è la subalternità e la negazione dell’internazionalismo.

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