Da Mosca, dove nel giugno del 1922 ha partecipato ai lavori della seconda conferenza dell’Internazionale, Gramsci tiene i rapporti con il Partito in Italia e, sempre durante il soggiorno moscovita, è colpito nel 1923 da un mandato di arresto della polizia italiana, ormai controllata dai fascisti. Nell’agosto del 1923 invia una lettera a Togliatti, che di fatto ha come destinatario il gruppo dirigente comunista italiano, nella quale invita i compagni ad un’azione di Partito permeata di “operosità politica” adeguata alla situazione italiana e scevra dall’atteggiamento fin lì avuto di “geni incompresi” [1]. E che Gramsci sia il primo ad agire operosamente è verificabile dall’impegno con cui si adopera per individuare, anche sulla base delle indicazioni dell’Internazionale, centri europei di informazione sul fascismo e di coordinamento nella lotta antifascista, ponendo in prima linea, in questo senso, Berlino e Vienna. Resta il fatto che i compagni italiani, come testimonia una lettera di Togliatti al Segretariato del Comintern del 13 agosto del 1923 [2], vorrebbero Gramsci il più vicino possibile nella fase forse più acuta della crisi del gruppo dirigente comunista (in febbraio, nello spazio di una settimana, Bordiga e quasi tutti i membri del Cc vennero arrestati, la direzione fu decapitata, Terracini chiamò a far parte dell’Esecutivo Togliatti, Scoccimarro, Ravera, Tasca e Graziadei). Il Ce del Pcd’I destina Gramsci a Berlino fornendo l’informazione a Terracini [3], rappresentante italiano a Mosca; questi mostra le sue perplessità e, scrivendo all’Esecutivo del Pcd’I nel settembre del 1923, fa presente come la capitale tedesca non avvicini Gramsci più di tanto e, inoltre, non sia del tutto la migliore per le sue condizioni fisiche; peraltro non gli consentirebbe di seguire il lavoro di redazione della nuova serie dell’«Ordine Nuovo», così come auspicato dallo stesso Esecutivo [4].

Non va dimenticato che, nel settembre del 1923, la situazione della stampa comunista in Italia è disastrosa in conseguenza dei continui sequestri e di interventi repressivi come la chiusura, imposta dal prefetto di Trieste, del «Lavoratore». Allora Togliatti dà vita, in condizioni di semilegalità, a «Lo Stato operaio», che si stampa a Milano. Manca, però, un vero e proprio quotidiano. Sulla creazione di quest’ultimo la decisione viene assunta dall’Esecutivo del Comintern come conseguenza di una nuova crisi esplosa con il Partito socialista.

I socialisti mal sopportano l’esistenza al loro interno del gruppo dei cosiddetti “terzini”, ossia i socialisti favorevoli alla fusione con il Pcd’I e, quindi, all’ingresso nell’Internazionale; nel mese di agosto la nuova crisi ha come esito la radiazione e poi l’espulsione dei redattori della rivista «Pagine rosse», fra i quali spicca Giacinto Menotti Serrati. Di fronte a questa manifestazione di insofferenza dei socialisti nei confronti di una politica di riunificazione (peraltro osteggiata anche dai comunisti, ovviamente nei confronti del Psi), il Comintern decide la pubblicazione di un quotidiano che possa bilanciare in qualche modo l’influenza dell’«Avanti!» sulle masse italiane. Primo obiettivo del giornale, la riunificazione fra comunisti e “terzini”, visto che il Psi non ne vuol sapere. Sarà Otto Kuusinen, a nome del Presidium dell’Internazionale comunista, ad informare il Cc dei comunisti italiani e il Direttivo dei “terzini”, con una lettera del 5 settembre, delle linee generali intorno alle quali dare vita al quotidiano: “Il giornale, che deve apparire senza un’etichetta di partito, sarà redatto in comune da appartenenti al Pcd’I e da membri della frazione fusionista del Psi…Il giornale dovrà dare alle masse italiane le direttive e la parola d’ordine su tutte le questioni politiche e sindacali” [5].

È Gramsci a farsi carico del progetto al quale aggiunge novità notevolissime sul terreno dell’azione politica e sociale che il Partito dovrà realizzare. Prima di tutto, bando al settarismo e nuovo impulso ad un disegno unitario avente come obiettivo il “governo operaio e contadino”. Il programma per la fondazione di un quotidiano operaio, così come deciso dal Comintern, viene proposto in una lettera del 12 settembre 1923 inviata da Mosca al comitato esecutivo del Pcd’I. Il quotidiano, per poter agire nella legalità, non dovrà avere una connotazione di partito e, cosa ancora più importante, dovrà essere voce di “tutta la sinistra operaia, rimasta fedele alla tattica della lotta di classe”; con i serratiani i rapporti dovranno essere di collaborazione, mettendo da parte qualsiasi spirito settario: “Io propongo come titolo «l’Unità”», scrive Gramsci [6].

Gramsci fissa la sua attenzione sulla questione meridionale in quanto nodo cruciale dal punto di vista nazionale della futura costituzione di un governo operaio e contadino da adottarsi in Italia nella forma della “Repubblica federale degli operai e contadini”. Il dirigente comunista, inoltre, manifesta la possibilità che il nuovo quotidiano diventi una palestra di confronto fra opzioni politiche diverse e anche discordanti e il titolo stesso diventerà una garanzia “contro le degenerazioni autonomistiche e contro i tentativi reazionari di dare interpretazioni tendenziose e poliziesche alle campagne che si potranno fare”. Si legge fra le righe della lettera gramsciana un metodo nuovo tutto impostato intorno alla prospettiva finale di un governo “soviettista”, intesa, però, come esito di un processo caratterizzato dalla presenza di varie componenti politiche e sociali che il Pcd’I dovrà egemonizzare. Da questo punto di vista si pone la immediata necessità di conquistare nelle fabbriche le Commissioni interne al fine di creare organismi quanto più possibile unitari. Ha scritto Amendola nella sua Storia del Partito comunista: “…v’è in questa proposta non soltanto l’espressione dell’accettazione disciplinata della linea proposta dall’Ic, ma anche la comprensione delle necessità nuove di azione unitaria poste dalle condizioni in cui si trovava la classe operaia” [7]. A dicembre Gramsci è a Vienna con l’incarico di mantenere i collegamenti tra il partito italiano e gli altri partiti comunisti europei.

Il 1924 è l’anno delle elezioni politiche in Italia. Il Pcd’I ha a disposizione per la propaganda un nuovo strumento: «l’Unità, Quotidiano degli operai e dei contadini» che inizia le sue pubblicazioni il 12 febbraio a Milano. Lo dirige Ottavio Pastore; condirettore è il “terzino” Francesco Buffoni. In redazione ci sono i comunisti Giuseppe Amoretti, Nicola Cilla, Alfonso Leonetti, Mario Montagnana, Leonildo Tarozzi, Felice Platone, Leonida Repaci e i “terzini” Girolamo Li Causi, Mario Malatesta, Romano Cocchi, Enrico Tulli. La linea del quotidiano è tracciata nell’editoriale del primo numero: fronte unico anche dopo le elezioni, lotta al fascismo come lotta proletaria, fascismo interpretato come strumento della grande borghesia e non come dittatura personale. Nel primo numero un neretto redazionale ricorda la morte di Lenin (21 gennaio) alla quale Gramsci dedicherà un articolo, intitolato Capo, che inaugurerà, il primo marzo, la nuova serie de «L’Ordine Nuovo. Rassegna di politica e cultura operaia».

Nel pieno della campagna elettorale, «l’Unità» arriverà ad una tiratura di 20-25.000 copie, anche in presenza delle aggressioni fasciste. Il 12 agosto, avvenuto l’ingresso dei “terzini” nel Partito, il quotidiano diventerà «Organo del Pcd’I».

[1] P. Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924, Editori Riuniti, Roma, 19844, p. 101.

[2] Palmiro Togliatti al Segretariato del Comintern [Milano], 13 agosto 1923 in Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci, Epistolario 2 gennaio-novembre 1923, a cura di D. Bidussa, F. Giasi e M. L. Righi con la collaborazione di L. P. D’Alessandro, E. Lattanzi e F. Ursini, Treccani, Roma, 2011, p. 462.

[3] Ivi, p. 463.

[4] P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, v. I Da Bordiga a Gramsci, Einaudi, Torino, 19758, p. 296.

[5] Ivi, p. 297.

[6] Epistolario, cit., pp. 126-128.

[7] G. Amendola, Storia del Partito comunista italiano 1921-1943, Editori Riuniti, Roma, 1978, p. 79.

Crediti fotografici: Moustaky di Wikipedia in italiano, Public domain, da Wikimedia Commons

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